1.a SERATA SETTIMANA DELLA FEDE
Nella prima serata abbiamo ascoltato la testimonianza di Mimino D’Argento, diacono diocesano permanente da quattro anni, il quale ha attinto alle Sacre Scritture leggendo dal Vangelo di Matteo (28-18,20): “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.
L’esperienza di Gesù Risorto non è un’esclusiva di élitè, ma di tutte le persone di buona volontà. Questo è il comando che Gesù ci ha impartito, cioè condividere il suo messaggio di amore fraterno con tutti. Il Battesimo non è il punto di arrivo nella vita del cristiano, bensì quello di partenza; grazie al dono di tale Sacramento diventiamo audaci e creativi.
Il cristiano è chiamato a vivere questa missione sempre unito alla Chiesa, perché la Chiesa è il corpo, che ci include. Il Battesimo, però, non è una bacchetta magica che produce di per sé una vita coerente al cristianesimo, ma Esso è un dono, che ci aiuta nella nostra volontà a proseguire un cammino cristiano e coerente al Vangelo. Infatti non si deve intendere il cristiano come un burattino, ma ha una sua propria volontà a proseguire sulle orme di Gesù, trovando la sua ispirazione soprattutto nell’Eucarestia.
Come cita il Salmo 80, il Signore si prende cura della Sua vigna, dove Gesù è la “vera vite” e noi i suoi tralci: se non rimangono legati alla vite i tralci disseccano e muoiono. Quindi il laico deve aderire con attenzione alla parola di Gesù, poiché è esso stesso responsabile delle sue azioni in virtù del libero arbitrio. Da qui nasce la necessità di formare i laici e, tale formazione, diventa una priorità parrocchiale. Citando Papa Paolo VI ha esplicato che il compito dei laici è la messa in atto di tale fede e di tale coerenza al Vangelo, in tutti i settori della vita: nella famiglia, con gli amici, nel lavoro, nella politica, nella cultura, nello sport, nel tempo libero, nel dolore e nella sofferenza.
In assoluto il primo compito del laico è amare la Chiesa, che viene santificata continuamente dall’azione dello Spirito Santo.
L’evangelizzazione consiste nel portare la buona notizia agli altri, sia con la propria testimonianza di vita che con la parola. Il linguaggio che il laico dovrà usare nel diffondere il Vangelo sarà certamente adeguato ai suoi interlocutori: se i destinatari sono fedeli battezzati, aiutandoli nel loro cammino di fede; se sono battezzati, ma vivono lontano dalla Chiesa, sollecitando in loro un ritorno alla Grazia; infine se sono persone che hanno mai conosciuto Gesù Cristo, annunciando loro la buona notizia.
Il fedele laico con il suo apostolato si inserisce in tutte e tre le forme di evangelizzazione. Senza i laici non esisterebbe la Chiesa, dove ognuno opera nei suoi compiti pastorali con la sua specificità. Esso evangelizza anche dall’interno perché fermenta la comunità e la Chiesa, lavorando e impegnandosi a partire dalla propria Parrocchia. Dopo non possono arrivare i Pastori, il laico diventa figura preminente di evangelizzazione, guardiamo ad esempio il luogo di lavoro….. ciò nonostante, i laici fedeli non possono autogestirsi e andare avanti da soli, ma necessita ed è essenziale la costante fedeltà al sacerdote o al proprio parroco.
Infine, ha concluso esortando i laici ad andare controcorrente, ad avere coraggio a dire di no a tutte le forme di razzismo, di emarginazione, di sfruttamento e di violenza, perché il cristiano crede in Gesù e persegue le sue orme.
Teresa F.