La nostra, si sa, è una zona a bassissimo rischio sismico, ciò non toglie che qualche terremoto sia stato riportato dalle cronache dei secoli scorsi. Il più celebre è senz’altro il terremoto del 20 febbraio 1743, scoppiato tra le 23.30 e le 23.45, fu il più grave per estensione ed intensità e quello su cui le cronache locali ci hanno lasciato maggiori dettagli.
Ogni Città del Salento attribuì la protezione al suo Santo Patrono e così se Nardò festeggia oggi (unico caso nella cattolicità) la memoria di San Gregorio Armeno, la cui memoria liturgica il resto del mondo celebra il 30 Settembre, oggi, Lecce celebra la protezione di S. Oronzo sulla Città.
Fra le numerose testimonianze artistiche che ricordano l’evento drammatico e l’intercessione dei Santi patroni non si può non citare la statua del Santo Illuminatore dell’Armenia che sul sedile della piazza neretina si voltò per effetto della scossa sismica e un bel dipinto che si trova nella Chiesa di Santa Croce a Lecce che reca in basso alcuni versi in dialetto leccese, che celebrano l’accaduto e la potenza di Sant’Oronzo: “Foi Santu Ronzu ci ni liberau/ de lu gra terramotu ci faciu, / a’binti de Febbraru: tremulau, / la cettate nu piezzu e nu cadiu. / Iddu de lu celu la uardau / e nuddu de la gente nde patiu / è rande Santu, ma de li Santuni; / face razzie e meraculi a migliuni.”