SETTIMANA DELLA FEDE. Appunti della terza serata.

SETTIMANA DELLA FEDE. Appunti della terza serata.

Ecco gli appunti (non corretti) della terza serata. Catechesi di S. Ecc. Mons. Fernando Filograna.

Proviamo disagio per i nostri errori, ma non abbiamo spesso la comprensione, il dolore di aver offeso Dio che mi ha amato fino in fondo.
Abbiamo un pesante bagaglio da abbandonare, la Quaresima ci dà l’opportunità di ricominciare, di ritornare ad essere fedeli nelle piccole cose.
Ci invita a riscoprire il desiderio di santità, a cercare il nutrimento della parola e del pane di Dio.
Nell’apocalisse Dio ci dice: “All’angelo della Chiesa di Efeso scrivi: Conosco le tue opere, la tua fatica, la tua costanza”
Parla alla Chiesa di Efeso, ma parla a ciascuno di noi!
“Sei costante ed hai molto sopportato per il mio nome, ho però da rimproverarti che hai abbandonato il tuo amore di prima… ricorda da dove sei caduto, ravvediti, convertiti, ritorna all’amore di prima.”
C’è un amore di prima e un amore di dopo.
L’amore di prima è quello dell’innamoramento, del fidanzamento, dei primi tempi. L’amore di dopo è quello stanco, in cui si insinua la delusione, lo scoraggiamento.
Il Signore ci invita a fare memoria da “dove siamo caduti”, a ricordare il nostro Battesimo.
La santità non è nel futuro, nel battesimo c’è già la nostra santità. Ricorda! Ricorda tutte le volte che sei stato perdonato, tutte le tue confessioni. Ricorda la tua dignità di figlio di Dio, ravvediti e torna a vivere con la tua nuova identità di Figlio, di Cristiano.
Gli efesini non sono poveri di opere (conosco le tue opere…) ma non sono più nella piena comunione, non sono nell’amore di Dio, non sono più nel suo grembo.
Non sono nella relazione di amore con la Trinità.
Il battesimo ci ha inseriti nella casa della Trinità.
Il Signore ha creato la nostra natura capace di entrare in comunione con la Trinità.
Il battezzato deve essere una icona vivente della Grazia di Dio.
Se noi abbiamo una profonda vita spirituale, se riusciamo a comunicare l’amore con Dio, riusciamo a comunicare amore anche fra di noi, da qui nasce la comunione dei santi.
Se provo il desiderio della santità, mi appassiono anche della santità dei fratelli, delle persone che mi stanno accanto.
Se siamo tutti figli di Dio, Chiesa, allora è vero che se vivo nel peccato sono di peso, sono di scandalo, rallento il cammino di tutti gli altri.
Il Battesimo ci fa testimoni, non solo mentre siamo in chiesa, ma soprattutto quando siamo in casa, sul nostro posto di lavoro, nei nostri spazi, mentre faccio le cose di ogni giorno.
La bellezza della vita quotidiana diventa lo spazio della nostra santità.
Pensate a santa Teresa di Lisieaux che viveva in una piccola cella, nessuna la conosceva ed è santa, dottore della Chiesa negli stessi anni viveva anche Leone XIII a Roma, grandissimo papa che scriveva la Rerum novarum e non è ancora Santo. Non è il nostro posto, il nostro ruolo o la nostra attività che ci fa santi!
Il lavoro, il nostro lavoro ci fa santi, ma lo dobbiamo accogliere con amore e consapevolezza!
Se camminiamo verso la santità perché viviamo il nostro battesimo fino in fondo, allora saremo in grado di portare verso la santità coloro che ci stanno vicini.

#SMSdaROMA i vostri messaggi.
SETTIMANA DELLA FEDE…Appunti della seconda serata

SETTIMANA DELLA FEDE…Appunti della seconda serata

Pubblichiamo senza rigurdarli gli appunti della catechesi di mons. Benigno Papa arcivescovo emerito di Taranto.

La Quaresima da sempre è il momento in cui si fa memoria del nostro battesimo. Anticamente solo a Pasqua si celebravano i battesimi. A pasqua ripetiamo le nostre promesse battesimali.

Il battesimo è l’incipit, l’inizio della nostra vita cristiana.

Non c’è modo migliore per ringraziare Dio per il dono del nostro battesimo se non ripetendo con san Pietro: “Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva,  per una eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce.”

Siamo stati rigenerati per una speranza viva, la nostra vita cristiana che incomincia dal Battesimo è una vita di speranza, un dono che Dio riserva per noi.

Nell’incipit della nostra vita cristiana è già indicata la nostra destinazione, l’eredità di Dio, un capitale che non subisce inflazione, che non marcisce e non si corrompe, un capitale che dio ha riservato e conserva per noi.

Il Battesimo è un evento che comincia nel tempo, ma il cui scopo è comunicarci qualcosa che sfocia nella Gloria, nell’eternità.

Viene comunicato a ciascun battezzato lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio, di Gesù. Noi diventiamo creatura nuova, siamo adottati da Dio come suoi Figli, non per meritò dell’uomo, ma per esclusiva grazia di Dio.

Quando Gesù venne battezzato, si udì dal cielo una voce “tu sei mio Figlio, in te ho posto il mio compiacimento.” Anche nel nostro battesimo succede qualcosa di analogo, nel momento del battesimo anche noi siamo chiamati figli!

Figli di Dio, nel figlio di Dio per eccellenza che è Gesù.

La prima cosa che il sacerdote chiede nel rito del Battesimo è: “Che nome date al vostro bambino?”

Il nome è importante, è l’identità, il Signore non chiama un prodotto in serie, chiama una persona.

Con il Battesimo inizia una storia di Santità tutta personale!

La nostra identità ben precisa, indicata dal nome appartiene a colui in cui siamo inseriti, a Gesù!

Il bambino resta figlio dei genitori, ma diviene anche e soprattutto figlio di Dio.

Ora i riti iniziali del Battesimo, terminano con l’ingresso in Chiesa, perché il Battezzato diventa anche membro della comunità cristiana.

Il Cristiano non è mai solo, non può vivere da solo, fin dall’inizio siamo stati uniti a Gesù e agli altri membri della chiesa, sia a quelli che sono viventi qui sulla terra, ma anche a quelli che vivono già in cielo.

Durante il battesimo vengono invocati anche i santi con le litanie, per indicare che ormai la famiglia di quel battezzato è molto più grande, è fratello dei Santi (sia quelli canonizzati, che quelli autentici e non canonizzati!)

Paolo nella lettera ai Galati scrive:

“Fratelli,  tutti voi siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù,  poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo.

 Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.”

Abbiamo tutti la stessa dignità, perché siamo tutti battezzati.

Siamo stati rivestiti di Cristo, viene in mente la vestina bianca con cui viene rivestito il battezzato, il bianco è il colore di Dio.

I genitori che portano il figlio al battesimo, compiendo un atto di amore straordinario, quei genitori imparano che amare i propri figli non vuol dire considerarli propria proprietà, ma lasciarli andare sulla loro strada.

I genitori devono lasciar andare i figli, prima a scuola, poi a lavoro, poi in un’altra famiglia … lasciarli andare è amore. Il Battesimo è l’inizio di un viaggio in cui chi ha dato la vita a quel bambino lo lascia andare tante volte perché viva in pienezza.

Prima di celebrare il battesimo c’è l’ascolto della Parola. Poi il celebrante compie un segno di croce sul catecumeno, sulle sue orecchie, perché il cristiano deve mettersi in ascolto della Parola di Dio, perché solo la parola di Dio è capace di dare la vita, può farci rimanere nell’amore di Dio, può plasmare la nostra vita secondo il progetto salvifico di Dio.

Si compie un segno di croce anche sulla bocca del catecumeno, perché la lingua, la bocca, la voce del cristiano deve saper dire parole buone, deve annunciare, deve soprattutto saper lodare Dio.

In virtù del battesimo dobbiamo rendere la nostra vita il più possibile simile alla vita di Gesù.

Paolo nella lettera ai corinzi scrive anche: “E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.”

La candela accesa significa che il Battezzato è chiamato a diventare luce per il mondo, e può diventare luce nella misura in cui si lascia illuminare dalla luce e dalla parola, dall’esempio di Gesù.

Gesù nel Vangelo di Matteo dice: “Voi siete la luce del mondo” Siamo missionari perché siamo battezzati!

Paolo VI nella Evangeli nuntiandi scriveva che tutta la chiesa è missionaria, ma ciascuno in virtù della sua vocazione specifica. Francesco, va oltre e pone un accento differente, dice che ciascun battezzato, in virtu del suo battesimo è missionario.

La prima cosa che dobbiamo fare è quindi, la riscoperta del nostro Battesimo. Non possiamo essere Chiesa feconda, senza la riscoperta del nostro battesimo.

 

Quando sono entrato a 17 anni era il 1952, nel convento di Alessano per essere cappuccino, il padre maestro mi disse: non sarai più Luigi, ma ti chiamerai Benigno.

Era 10 anni prima del Concilio, si credeva che la vita iniziasse con la vita consacrata e quindi il nome del Battesimo, scelto dai mie genitori non serviva, non era importante.

Dopo il concilio mi diedero la facoltà di riprendere il mio nome di battesimo, ma ormai mi ero abituato al nuovo nome e lo tenni.

Oggi sappiamo che la vita consacrata non è una nuova vita, ma un prolungamento della vita di grazia che è iniziata col Battesimo.

Le vocazioni di speciale consacrazione sono certamente un ulteriore espressione dell’amore di Dio.

Il giovane ricco chiese “Maestro cosa devo fare per ottenere la vita eterna”, Gesù gli rispose di osservare i comandamenti e lui “Queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza” e Gesù, fissatolo lo amò!

Gesù gli disse “non ti manca niente, anzi hai troppo, vendi quello che hai…”

Ogni scelta espressione dell’amore di Dio chiede sempre una rinuncia: “Lascia la tua terra, la casa di tuo padre… lascia”

Molti sono i carismi, molteplici i doni di Dio con cui lo Spirito adorna la sua Chiesa, la sua Sposa. È fondamentale la fedeltà al carisma specifico una volta che si è individuato.

La Gaudium et Spes al numero 38 parla della vita consacrata come Profezia “Essi con lo spirito delle beatitudini indicano al mondo che il mondo ha bisogno di prendere sul serio il vangelo”

La vita religiosa è un segno della chiesa, perché manifesta la vita nuova portata da Gesù e indica la vita nuova a cui siamo destinati, indica la dimensione escatologica, la definitività del nostro cammino di cristiani.

La vita battesimale ci fa capire che il nostro rapporto con Gesù non è un rapporto giuridico, ma è un rapporto vitale. Gesù per noi non è un vago ideale a seguire, non è un legislatore, ma Gesù per noi è una persona con cui vivere, una persona che ci ama e che possiamo amare.

Dobbiamo mantenere vivo questo rapporto, dobbiamo conservare vivo questo rapporto se vogliamo essere felici.

La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si lasciano illuminare da Gesù.

Allora il Signore ci chiamerà e dirà: “Vieni servo buono e fedele” che hai vissuto il tuo Vangelo “vieni ed entra nella gioia del tuo Signore!”

SETTIMANA DELLA FEDE … appunti dalla prima serata!

SETTIMANA DELLA FEDE … appunti dalla prima serata!

Pubblichiamo alcuni appunti (non controllati) della prima catechesi della settimana della Fede. 

Lunedì 2 Marzo 2015. Relatore Mons. Giuliano Santantonio.

Oggi il battesimo assomiglia ad un lavaggio, ma il senso vero del battesimo è altro, il battesimo è rinascita.

Nella prassi della chiesa antica era evidente il significato del battesimo come rinascita.

Il battesimo era amministrato prevalentemente agli adulti, ma anche agli inizi della Chiesa il battesimo dei bambini era conosciuto, basti pensare al centurione Cornelio che viene battezzato da Pietro insieme a tutta la famiglia, grandi, piccini e servi inclusi.

Prima del concilio vaticano II si aveva fretta di battezzare i bambini per non farli morire nel peccato originale. Il Peccato originale non è una colpa reale, non ricade sul bambino che muore senza colpa, è un difetto, un a condizione di svantaggio. Il battesimo ci rimette sul nastro di partenza, come si trovava il primo uomo, nella possibilità di dire sì o no a Dio.

La concezione non precisa del peccato originale ci ha fatto pensare al Battesimo come ad un lavaggio, ma noi dobbiamo ripensare al Battesimo come una nuova rinascita che apre orizzonti diversi.

Il Battesimo ha creato in noi un radicamento nel Cristo Gesù, siamo innestati come una gemma nell’albero di Cristo e facciamo un tutt’uno con Lui, cominciamo a dare frutti, i frutti della linfa dell’albero.

Noi siamo innestati in Cristo, diventiamo Figli di Dio, perché siamo inseriti nel Figlio di Dio ed in Lui abbiamo una vita nuova.

Gesù è vissuto è morto ed è risorto, non per se stesso, ma per noi.

Se siamo uniti a Lui,, anche noi viviamo per gli altri. Noi dobbiamo essere collaboratori della gioia degli altri.

Anche noi come Lui dobbiamo dare la vita per gli altri. Dobbiamo amare la nostra vita, anche se è ferita dal peccato e dobbiamo renderla dono gradito a Dio.

Gesù ha amato la vita dell’uomo, la ha assunta con tutte le ferite, ne ha fatto la sua pelle, si è incarnato, la ha portata fin sulla croce.

Questa nostra vita può cambiare solo se la amiamo come Lui la ha amata.

Gesù, con la sua obbedienza, ha sanato la ferita della disobbedienza di Adamo.

Nella nostra libertà siamo chiamati a realizzare il progetto di felicità che Dio ci ha chiamato a vivere, se permettiamo al disegno di Dio di compiersi in noi, la felicità entra nella nostra vita.

Noi entriamo nella Chiesa, nel corpo di Cristo, con il battesimo, quindi la nostra fede deve essere fede ecclesiale, comunitaria. La Chiesa infangata dai nostri peccati resta bella perché vi abita lo Spirito Santo.

Proprio perché siamo innestati nel corpo di Cristo, anche noi come lui siamo fatti, nel Battesimo, Sacerdoti, Re e Profeti.

Il Sacerdozio antico offriva a dio incenso e sacrifici, il sacerdozio nuovo, quello di Gesù è offerta a Dio Padre della propria vita, di tutta la vita, anche noi che siamo Sacerdoti in Cristo in virtù del battesimo dobbiamo offrire tutta la nostra vita al Padre e farne lode al Padre. Tutta la nostra Vita (il lavoro, lo studio, la famiglia, le relazioni, le amicizie … ) va consegnata a Dio, va inserita nel progetto di Amore del Padre. Non siamo Sacerdoti perché preghiamo (qualcuno può compiere azioni religiose senza avere fede … basti pensare ai mafiosi!) Noi non siamo chiamati ad essere Cristiani praticanti, ma Cristiani credenti! La pratica serve, è utile, entro certi limiti se rivela la fede del Credente, ma la Fede spazia, va oltre la religione, riguarda le nostre scelte, la nostra vita …

La Liturgia non può essere qualcosa che noi diamo a Dio, ma è, all’opposto un dono di Dio alla nostra vita, alla nostra quotidianità!

La liturgia è un invito, un invio a coniugare nella nostra vita e nella nostra storia l’esperienza esaltante di aver incontrato Dio nella Chiesa. Per questo la Messa domenicale non può essere considerata ancora un precetto, dovrebbe essere un bisogno, bisogno di luce che illumina la quotidianità.