La tradizione vuole che l’ultimo venerdì di quaresima sia dedicato alla Madonna addolorata.
Da qualche anno, il Venerdì prima delle palme, viene esposta alla devozione dei fedeli nella nostra parrocchia una raffinatissima statua dell Vergine addolorata: il viso e le mani sono di terracotta, fissate su un telaio in legno (detto macinula) coperto da un vestito nero (confezionato secondo le antiche tecniche di sartoria). La statua realizzata secondo i canoni del 700 napoletano, da un giovane artista foggiano, trasmette tutto il dramma della croce: E’ il martirio incruento della Madre del Salvatore, è il dramma dei drammi, il figlio che sopravvive alla Madre, ucciso ingiustamente. Il cuore trafitto (d’argento), realizzato a Napoli dai maestri artigiani de “La Smorfia”, ricorda le parole profetiche del vecchio Simeone (Lc 2,35): “ed anche a te una spada trafiggerà l’anima”.
Non tutti sanno che questa bella statua è frutto di una grande devozione che ebbe inizio negli anni 50′ a seguito di un fatto miracoloso di cui fu protagonista Giovanna, la signora che offrì questa statua alla nostra comunità parrocchiale.
Giovanna Ciurlìa classe 1922 era sposata con Ippazio Anastasia ed aveva tre figlie piccole.
Nel 1952 stette molto male, i medici non riuscivano a capire cosa avesse e non riuscivano a curarla. Fu ricoverata all’ospedale di Gallipoli, lì venne operata, le dissero che aveva un tumore, fu trasferita per 6 mesi a Bari e lì le dissero che non ce l’avrebbe fatta, stette molto male, non aveva più battito cardiaco. La diedero per morta tanto che fu portata in camera mortuaria.
Lì rimase, da sola, per due ore.
Dopo due ore morì un’altra persona e venne portata accanto a Giovanna.
Arrivando in camera mortuaria, l’infermiera che stava componendo le spoglie di quest’altra persona, si accorse che Giovanna muoveva le mani e impaurita scappò. Tornò poco dopo insieme ad altre persone per prestare soccorso a quella che avevano già creduto morta.
Durante queste due ore Giovanna aveva sognato due uomini, uno dei quali aveva in mano una palma, che le avevano detto: “non ti preoccupare” e l’avevano toccata. Lei aveva chiesto: “chi siete?” – “siamo due fratelli” le avevano risposto. Al risveglio li avrebbe riconosciuti come i Santi Medici Cosimo e Damiano.
Dopo i Ss. Medici vide una luce fortissima e una Signora tutta vestita di nero che riconobbe come la Vergine addolorata.
Risanata, dopo queste visioni, Giovanna tornò alla sua vita, alle sue figlie a suo marito, con l’intima convinzione di essere stata miracolata.
Dal 1952 fino al 2011 una volta l’anno visitò i Ss. Medici nella loro chiesa di Ugento.
Ogni anno il venerdì Santo dal 1952 fino a quando poté, partecipò alla processione dei misteri, e per molti anni lo fece scalza.
Nel 2011 le venne il desiderio di coronare questa sua profonda devozione, frutto della gratitudine, realizzando una statua alla Vergine addolorata.
Durante la realizzazione, ripeteva spesso al parroco: “basta che sia pronta prima che io muoia”
Lei moriva il Venerdì Santo del 2012 e la statua arrivava in parrocchia il Mercoledì Santo appena due giorni prima.
Giovanna poté vederla solo in fotografia perché era ormai grave, in ospedale.
La statua mancava ancora del cuore trafitto dalle spade, in punto di morte, Giovanna chiese alla figlia Lucia di completare la statua, che venne ultimata l’anno successivo, nel 2013, il giorno della Vergine addolorata.
Ringraziamo la sig.ra Lucia Anastasia per aver condiviso con noi la storia della sua famiglia.
la storia la scrivono sempre i vincitori……o meglio quelli che credono di essere i vincitori.