Mi pregio di riassumere queste tre serate della “Settimana della Fede” per quelli che non hanno potuto venire, per il lavoro, per la famiglia, perché malati o a causa del freddo, ma soprattutto per i pigri e gli apatici, che sono “tiepidi” o semi-indifferenti.
L’argomento di questa prima serata è stato “Battesimo e Liturgia: quando diventammo Sacerdoti”, tenuto da Mons. Giuliano Santantonio.
Nel corso della storia e di vari riti nelle religioni del mondo, il battesimo ha sempre avuto il significato di purificazione ed è avvenuto quasi sempre tramite l’acqua.
Da Rito simbolico di Giovanni il Battista, diventa Rinascita con la venuta di Gesù.
Il Battesimo per i Cristiani equivale a rinascita, perché esso è rinascita, infatti nasciamo quali uomini nuovi, rivestiti di una veste bianca, la veste della luce (Gesù).
Adamo, a causa della sua disobbedienza, fu il capostipite di una umanità decaduta a causa dei suoi peccati, ma il peccato originale, per il cristiano, non è una colpa, bensì un limite, una fragilità.
L’uomo figlio di Adamo muore mediante il Battesimo, perché riceve la forza dello Spirito Santo e rinasce con una identità nuova, rinasce un uomo nuovo perché diventa Figlio di Dio.
Viviamo in Cristo Gesù grazie al grande amore di Dio verso gli uomini, talmente grande questo amore che ha sacrificato il suo unico Figlio: passione, morte e resurrezione sono, al contempo, i grandi doni di Dio. Tramite il Battesimo diventiamo rami della stessa pianta e la linfa che ci nutre è la stessa linfa di Gesù. Il Battesimo ci permette di viverla questa nuova vita, di sperimentarla solo se doniamo la nostra vita agli altri. Donare la propria vita agli altri non significa morire per essi, ma il significato profondo della vita di noi cristiano battezzato è l’apertura agli altri, il rinnegare se stessi, annientando il proprio ego e vivendo della felicità che possiamo donare agli altri. Mettere al centro della nostra vita Dio e l’amore per lui. Continuando la sequela per seguire Gesù, dobbiamo rinunciare al peccato, che crea ferite; avere la capacità e la forza di portare la nostra croce. L’amore per la vita ci conduce alla via dell’obbedienza, che è la più difficile da seguire.
Adamo ha disobbedito, Gesù ha obbedito sino alla morte e alla morte di Croce.
Noi diventiamo uomini nuovi per Grazia, per questo dono grandissimo che è il “perdono di Dio”. Infatti, tramite lo Spirito Santo, con il Battesimo permettiamo a Dio di donarci il perdono e la rinascita.
Con il Battesimo entriamo a far parte della Chiesa, la nostra Fede è Ecclesiale e lo Spirito Santo tiene unite le sue membra.
Gesù è un sacerdote nuovo, così come è inteso nel Vangelo, Egli non donò sacrifici e offerte a Dio come nell’Antico Testamento, ma donò la sua vita. Tutta la vita di Gesù fu una lode a Dio Padre, nella vita, nella preghiera e nel sacrificio. La vita del cristiano è tutta incentrata su questo sacrifico, che viene rievocato e vissuto ogni giorno sull’altare, nel pane e nel vino offerto da Gesù come nutrimento delle nostre anime. Nella liturgia Dio ci ricorda dei suoi doni e del suo amore per noi. Lettura, canto e preghiera diventano univoci, tutti i fedeli lo fanno insieme, come una voce sola e un’anima sola. Il Signore ci convoca al suo altare per aiutarci a vivere, donandoci unità, armonia e servizio.
La preghiera non è un rito, ma è un mezzo per esprimere la nostra fede; la fede deve essere espressa anche con il nostro modo di vivere: comprensione, compassione, gioia, accoglienza, accettazione e rispetto per tutti quelli che vivono vicini a noi e per tutti quelli che sono diversi da noi per razza, religione, lingua.
Teresa F.
Complimenti Dottoressa!!! Sei sempre profonda e coerente in tutto quello che dici, ma soprattutto in tutto quello che fai o che eviti di dire! Bravissima!
La Dottoressa Ferocino ringrazia!